Lettere del Maestro

In quello che ho detto si riassume il sapere del canto, lo scibile del vero canto italiano, posso aggiungere ancora per amore di verità ciò che Melocchi scrive al grande Mario Del Monaco sulla sua tecnica, sui modi di applicarla, lettere e appunti già editi nella meravigliosa e superobiettiva biografia del tenore di Elisabetta Romagnolo, Azzali Editore - 2002, che chi ama Del Monaco deve leggere ed avere in biblioteca. E qui alcune le riporto integralmente:

 A Rina Del Monaco Pesaro, 17.12.1953.

Carissima Signora, grazie infinite pel vaglia di 50.000 lire e per gli auguri che contraccambio riconoscente. Il primo (il Vaglia), mi servirá poi, per mangiare un panettone alla Loro saluto ed il resto per un fare bene. Lei, che fu per qualche lezione mia allieva e che ho sempre stimato, prima come signorina e signora Dopo, sensibilissimo Cuore ed anima molto intelligente, pigli un bastone con Mario allorché s'accinga a cantare una mezza voce strettissima con gola e laringe in bocca, senza alcuna articolazione della mascella ed uno palato molle basso. Similitudine orribile modo di cantare lo porterebbe alla rovina in tempo breve. La radio mi portò da Firenze la sua Forza del destino e dico la verità che rimasi sulla bragia fino alla fine dell 'Or muoio tranquillo "e dell' O tu che in seno agli angeli". Amici poi Suoi intimi e grandi sostenitori ed ammiratori provarono la medesima pena a Verona e a Padova. Emetta la mezza voce larga Che sempre emise in Manon, Otello, Aida e Carmen. L'altra ... è pericolosissima. E Mandi sulla forca Bohéme, Che Richiede voce molto ma molto, naturalmente, più leggera e più elastica. La  scuola mia (laringe bassa), gli Diede la più forte e bella voce del teatro lirico mondiale. Emetta di pari passo la 1 / 2 voce (Quella dell'Otello soprattutto) e lui Sarà il tenore perfetto. Altrimenti decadenza. D'ora Innanzi non dirò più nulla. Ma era un mio diritto Difendere L'opera mia... Fin qui il maestro, più oltre l'amico buono vi stringe al petto e vi augura un mondo di bene. Vostro A. Melocchi

(pag 276 del testo).

 Scrive ancora il Melocchi:
"Al mio rientro a Pesaro da Bologna ... .. mi è Stato consegnata la sua raccomandata datata da Marsiglia (1955) con l'assegno di £ 50,000, rimasi stupefatto e istupidito da tanta generosità ed ancora oggi non saprei Trovare espressioni Adatte per dimostrare la mia riconoscenza. Dirò solo Che Dio vi benedica Entrambi (moglie e marito) ... Dica, cara signora, un Mario che io fui sempre entusiasta della sua voce allorché la emetteva in Fanciulla del West, Otello, Carmen, Chénier, Manon, Tosca, Norma, ecc. ,  e soprattutto nelle ultime trasmissioni a causa d'Andrea, tutte opere adatte al suo impasto e alle sue corde vocali. Lasci infine quelle adatte solo ai tenori castrati che cantano a gola stretta, laringe alta e con il palato molle abbassato. Tale genere di voci ora cadono in disuso: non il sillabare, ché la Loro mascella non è mai articolata, non trasmette né la sillaba né il suono che assolutamente DEVE proiettarsi da una certa distanza verso la massa del pubblico. Tutto cammina e tutto si evolve. E dica perciò a Mario che tenti, che anzi DEVE tentare la mezza voce, ma a laringe bassa e palato molle alto E che non cada mai Durante la sillabazione, SIA che gli Intervalli ascendano o discendano. Diamine, ha pure azzeccato la mezza voce vera in Otello, nel monologo ove Soprattutto dice "m'han rapito miraggio ...". Le altre Emissioni lo condurrebbero alle strettoie ed infine ad una emissione insonnolita e cadente e a mali di gola e laringiti. Applichi l'emissione dei parlatori di classe. Il 7 di dicembre io compirò 76 anni e mai ebbi voce più bella, ricca, forte e chiara ed estesa di oggi. Con la morte arriva la perfezione, cara Signora, io fui entusiasta di Mario nel film "L'uomo dal guanto grigio". Magnifico cantante, aristocratico ed espressivo attore e dicitore splendido. Se alcune volte l'ho  bruscamente sgridato ne 'miei scritti, gli è perché così…. Dove sono andati a finire (omissis)…ed ora, a quanto pare (omissis), e ciò mi rattrista e m'imbestialisce. Non male è assolutamente (tutt'altro), che almeno una volta all'anno un cantante intelligente passi otto o dieci giorni con il Suo Maestro ...; i maestri di canto di oggi fanno quasi tutti schifo, principalmente quelli dei Conservatori; ed intanto ci vediamo inglesi, cinesi, Giapponesi, Tedeschi, Russi nonchè americani, buttarsi sul mercato italiano con ottime voci, loro quasi tutti possedendo Idiomi anticanori che correggono mercé la fisiologia ...
A. Melocchi. Pesaro, 3 di sera, 10-55. (pagg.328, 329 del testo).
 
Dopo mesi , nel dicembre 1955, Melocchi riceve un altro vaglia di £ 50,000 dal suo prediletto Mario e nel ricambiare gli auguri di Natale, appena dimesso da un ospedale bolognese, scriveva:

"Carissimo Mario, ... come Le ho già scritto l'udii nel concerto alla Radio e ne fui entusiasmato. Seppi poi a Bologna da un mio allievo che venne a trovarmi e che l'udi nel Lohengrin alla Scala, che Lei fu grande lirica in puro racconto. Lei ha creato un eroe wagneriano e come in un racconto s'addiceva l'emissione de' suoi suoni e la sua mezza voce. Furono troppo abituati in Italia a piagnistei, gole strette di Cantori da Barbiere e da Elisir d'amore, epperciò bene la pronuncia della sua articolazione e il bene non è parole e nota strascicate. M'intende Lei certamente. Io non sto punto bene. Lavoro per vivere ma soffro. Che credo ci avviciniamo alla fine. Avvenga ciò che Dio vuole ... "(1955-12, pag. 406 del testo).

Infatti, Melocchi si spegneva a Pesaro, già provato nel fisico, il 25 ottobre 1960, confortato dai pochi allievi rimasti.